Mettete che un giorno vi svegliate. E siete grandi. Tipo adulti. Almeno per età.

E non fate in tempo a realizzarlo che già vi spuntano le rughe, invecchiate, iniziate a pensare che la maglia di lana non è poi una cattiva idea, almeno in inverno.

Poi arrivano le ansie, le paure. Quelle sono le stesse di prima, sembrano anzi cresciute con te, a tradimento, di notte. Sono ansie gigantesche. Sono paure che fanno venire le vertigini.

Ti senti inadeguato come quando in un’estate sei cresciuto venti centimetri e sbattevi contro tutte le porte. È tutto peggio. E il guaio è che sei abbastanza grande per sapere che andrà ancora peggio. Matematico. Più cellulite, più pancia, bollette, affitti astronomici e meno soldi in tasca… E niente paghetta (a meno che non rapisci il nonno e chiedi il riscatto a papà).

E poi metti che mentre sei a lavoro – se ce l’hai-, per caso scivoli su Facebook e da lì per caso entri nel link postato da tua nipote diciottenne e approdi…Su Sarah’s Scribbles!

Non lo dirai subito a meno che i tuoi colleghi non siano dei falsi adulti come te. Non lo dirai finché non ti chiederanno perché ridi come un ebete davanti allo schermo del computer.

Perché Sarah’s Scribbles è un fenomeno, in senso buono?

Potrei dirvelo, ma meglio di no. Leggetevelo.

Però vi dico che ha creato il webcomic di Sarah’s Scribbles nel 2011. E quando crei qualcosa di solito poi devi anche sgomitare per avere un pubblico. A meno che non sei così brava che tutti riescono a riconoscersi in quello che scrivi e a riconoscere il tuo tratto.
Mentre i sociologi da tabloid si chiedevano come categorizzare i millennials, quelli fregavano tutti alle spalle. E a testuggine andavano contro il mondo. Forse ci andavano con i risvoltini ma questi sono dettagli. Ormai è troppo tardi per azzopparli. Oramai sono qui e inventano sul web per tutti, scrivono libri e se ne vanno poi in tour. Come Sarah Andersen.

Qual è la differenza tra noi e loro? Perché a nessuno degli anta è venuto in mente di pubblicare ministorie complete a fumetti su cinque (5!!) vignette?

Ho chiesto a Marco Ficarra di studio RAM e lui ha provato a chiarirmi le idee. Insomma la differenza tra i Millennials e noi esseri novecenteschi dipende anche dalla polvere che abbiamo addosso. Cioè: se un anta ha un’idea pensa a difenderla, a non farla conoscere finché non ha chiuso il contratto con qualche editore, manager, ci ha messo il copyright sopra e magari ha pure richiesto al Papa un sigillo.

Un millennials, Sarah Andersen, invece no: lei è nata nella rete dei social, lei non ha paura di condividere. Eppure Sarah’s Scribbles non sarebbe lei senza il suo tratto e la personalità di Andersen.

C’è che come nella più grande letteratura, se riesci ad esprimere sentimenti universali, scatta il processo di identificazione e chissà, come oggi c’è chi si definisce una Mme Bovary, domani ci sarà chi farà riferimento a Sarah’s Scribbles per definirsi o definire.

Ed è anche per questo che Studio RAM è stato felice di realizzare il book-trailer, la traduzione e la grafica del secondo libro di Sarah’s Scribbles Un grosso morbidoso bozzolo felice.

E a quelli come me, che sono verso gli anta, voglio anche dire che puoi fare il figo quanto vuoi, ascoltare Morricone, ridere degli hipster e segretamente rimpiangere il fatto che non puoi più passare come giovane, anche con una cresta verde come i veri punk.

Ma poi dentro sei sempre quell’adolescente, quel maledetto teen che vorrebbe farsi mille inter rail e un milione di viaggi, anche senza spostarsi. Sei sempre quello che quando ti dicono Sig* ti volti per capire con chi stanno parlando. Sei sempre tu, con più preoccupazioni. Un po’ meglio/un po’ peggio.

Meno male che c’è Sarah’s Scribbles a parlare di e per te. Almeno ti senti meno solo.