Siamo molto felici di aver collaborato alla realizzazione di Salvare il pianeta è possibile (anche a casa!), un libro appena uscito in tutte le librerie ed edito da Centauria, scritto da Silvia Teodosi e illustrato da Iris Biasio.
Silvia e Iris hanno creato un volume utile, originale, a tratti ironico e creativo ricco di informazioni e suggerimenti.

Il libro contiene infatti utili good practice che, con pochi e semplici gesti, possono contrastare cattive abitudini e avere un grande impatto sull’ambiente. Un libro rivolto al singolo ma anche alla famiglia, strutturato per dare un boost alla nostra consapevolezza e capace di generare responsabilità. 

Il libro si basa su un curioso filo conduttore: un viaggio per le stanze di casa, una mappatura precisa ed efficace di eco-comportamenti per tutta la famiglia, con dati e numeri scientificamente provati per capire la portata ambientale di ogni nostro piccolo gesto all’interno delle quattro mura domestiche e della quotidianità.

Una sorta di vademecum per tutte quelle persone che vogliono migliorare il loro impatto sull’ambiente ma non sanno dove cercare tutte le informazioni necessarie o non hanno tempo per farlo. 

Noi di RAM ci siamo occupati del lavoro di editing, impaginazione e coordinazione del lavoro di un team composto tutto da donne: l’autrice (Silvia Teodosi), l’illustratrice (Iris Biasio), la grafica (Silvia Pastorino) e l’editor (Angela Michela/Angemì Rabiolo).

Per l’uscita del volume, abbiamo pensato di fare alcune domande a Silvia e Iris a proposito del libro e del tema ambientale.

Ecco l’intervista:

Durante la stesura del libro vi siete confrontate con delle buone pratiche che per voi risultano più complesse di altre? Se sì, la scrittura del libro vi ha aiutate in qualche modo a cambiare ulteriormente approccio?

Iris – Lavorando molto con le immagini, sicuramente molti spunti di riflessione sono arrivati in merito alla gestione dei materiali che uso, sia analogici che digitali. Purtroppo molti strumenti necessari come inchiostri, penne e pennarelli non hanno ancora una valida alternativa ecologica. Nemmeno il digitale ha veramente un impatto zero (come ogni nostra attività su questo pianeta). Tutto sta ad utilizzare questi strumenti in modo corretto e consapevole e non è sempre facile o immediato.

Silvia – La mia ricerca in questo ambito va avanti da anni ed è sempre in continuo aggiornamento. Durante la stesura del libro, che ho iniziato nel 2019, ho scoperto interessanti nuove pratiche o realtà, come le biblioteche degli oggetti che stanno nascendo anche in tutto il territorio nazionale. Imparare a condividere anziché possedere è un traguardo che non tutti siamo disposti a tagliare e un altro tassello della sharing economy che ho sempre più intenzione di approfondire. 

È necessario continuare a parlare il più possibile di salvaguardia ambientale: nel vostro caso cosa vi ha spinto in particolare a farlo?

Come è nata l’idea di questo libro?

Iris – Di libri sul tema ce ne sono, e molti, ma mi è piaciuta l’idea che passava attraverso le parole scritte da Silvia di poter fare una sorta di tour guidato della propria abitazione, stanza dopo stanza, alla scoperta di cosa si può effettivamente fare fin da subito per il nostro pianeta. 

Silvia – Sebbene di libri sull’emergenza climatica ce ne siano tanti, ognuno affronta il tema in modo unico, ma con l’obiettivo condiviso di creare consapevolezza. L’idea del nostro libro, che è sempre quella di promuovere consapevolezza, è nata da una mia personalissima “pratica”: attaccare bigliettini nelle varie stanze di casa dove vedevo che gli altri componenti della famiglia avevano comportamenti ad alto impatto ambientale. Bigliettini un po’ ironici ma che permettevano ai destinatari di misurarsi immediatamente con le proprie azioni. Scoprire che un messaggio positivo lasciato nel luogo giusto ha maggiore efficacia rispetto a mille chiacchiere estemporanee fatte sullo stesso argomento, mi ha spinta a raccogliere tutti i bigliettini e a condividerli nella casa virtuale del libro. 

La qualità dell’ambiente educativo e culturale in cui siete cresciute ha influenzato il vostro modo di approcciarvi a questo tema?

Iris – Credo proprio di sì e penso che quella qualità abbia gettato delle buone basi per lo sviluppo del mio pensiero. Certe cose arrivano con naturalezza solo grazie alla consapevolezza e all’abitudine della buona pratica.

Silvia – Sono cresciuta in una famiglia di creativi dove l’attenzione per l’ambiente si focalizzava soprattutto sull’esercizio di trasformazione di oggetto da buttare in qualcosa di nuovo. Ma quelli erano gli anni in cui si credeva fosse sufficiente recuperare, oggi dobbiamo puntare soprattutto a consumare di meno. Ma confesso che ancora, quando vedo un elemento del packaging dalla forma interessante, mi chiedo: cosa ci potrei fare?

Cosa vedete nell’impegno delle nuove generazioni sui temi ambientali che negli ultimi anni ha raggiunto le dimensioni di un world wide flash mob?  Mi riferisco  per esempio a fenomeni come Greta Thunberg, i Fridays for future e i climate strike.

IrisVedo il tempo per riparare i danni fatti che scarseggia sempre più e la consapevolezza di questo da parte dei più giovani. Eravamo abituati a pensare che la questione ambientale e climatica avrebbe causato problemi in un futuro discretamente lontano senza renderci conto che  stavamo correndo verso di esso a velocità folle, non più di sicurezza. Chi nasce/cresce oggi fa i conti con tutto ciò da subito.

Silvia – Un’alta percentuale di giovani ha ben chiaro quanto sia urgente affrontare il tema dell’emergenza climatica e quanto sia importante cambiare il proprio stile di vita e che i governi intervengano in fretta in modo deciso e lungimirante. I giovani infatti iniziano ad avere molti modelli di riferimento oltre a Greta. Si informano sul web, guardano documentari e serie tv che parlano di tematiche ambientali, sono attenti anche nel cogliere nuove opportunità lavorative. Devono solo non farsi “distrarre”… Ma non dimentichiamoci che il cambiamento climatico è responsabilità di tutte e tutti, non solo dei giovani, per i quali comunque provo profonda stima e fiducia.

Secondo voi è possibile unire il gioco al tema ambientale? Quanto i genitori possono avere un ruolo cardine nella trasmissione di questo tema?

Iris – Certamente! il modo in cui si affronta una questione spesso ha pari importanza rispetto al contenuto. Credo che la parte dei genitori sia fondamentale, ma fino a un certo punto. Le variabili in campo sono immense: amici, insegnanti, abitudini e possibilità imposte dal luogo in cui si vive. Ci sono luoghi e famiglie in cui è più semplice adottare comportamenti ecologici.

Silvia – Il gioco è sempre un grande strumento per apprendere, e il tema ambientale offre spunti infiniti. È compito dei genitori trasmettere ai figli uno stile di vita eco-sostenibile, ma è importante farlo in maniera divertente, e un pizzico di creatività non guasta mai. Questo insegnamento deve essere continuo e progressivo. I più piccoli devono riuscire a comprendere che hanno un ruolo attivo per proteggere il pianeta. Anche la scuola è un luogo d’elezione per attivare progetti di educazione ambientale. Un luogo dal potenziale altissimo.

La pandemia ha influito positivamente o negativamente sulle abitudini casalinghe legate agli sprechi o alla poca attenzione?

Iris – Penso ci siano state entrambe le tendenze. A volte la stanchezza e la poca attenzione hanno preso il sopravvento, mentre in altri momenti la meraviglia di scoprire che il resto del pianeta può andare avanti lo stesso e benissimo anche senza di noi ha generato una nuova presa di coscienza. I grandi marchi hanno subito approfittato di questa tendenza. È importante ora che chi si è avvicinato a scelte ecologiche grazie all’eco mediatica della moda verde passi dalla superficie alle profondità della questione. Molti non sono ancora abbastanza consapevoli del peso delle proprie azioni.

Silvia – Complesso da dire. La pandemia ha sicuramente influenzato i nostri comportamenti e ci ha spinti a ripensare il rapporto tra uomo, ambiente e consumi. Se lasciamo parlare i numeri, per esempio, vediamo che dalla ricerca dell’Inpos, condotta nel 2020 in collaborazione con Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (https://www.sprecozero.it/wp-content/uploads/2021/02/5-FEBBRAIO-2021-GIORNATA-NAZ.PREVENZIONE-SPRECO-COMSTAMPA.pdf), è emerso che durante la pandemia le persone hanno manifestato maggiore sensibilità e impegno nei confronti dello spreco alimentare. Gli Italiani, nello specifico, durante l’emergenza Covid hanno buttato nel cestino dell’immondizia l’11,78% di cibo in meno rispetto al 2019. Una netta diminuzione che fa ben sperare.

La chiarezza dei contenuti e la composizione del libro nella scansione delle pagine fra illustrazioni e testo fa pensare che sia stato progettato per essere rivolto ai genitori e di conseguenza ai bambini. L’avete immaginato così?

Iris – Sì, fin da subito. Il nostro lettore immaginario era proprio una famiglia con lettori di diverse fasce d’età: non è un testo specialistico, ma è abbastanza preciso, accurato e soprattutto attuabile fin da subito nei consigli che offre, sempre giustificati ed argomentati.

Silvia – Sì, il libro è stato scritto per i genitori (ma anche single e giovani lettori) in modo che i suoi contenuti possano essere facilmente trasmessi ai più piccoli. 

La divisione dei capitoli per stanze fa pensare ad un viaggio domestico dove, camera per camera, ci si trova davanti a delle sfide. Come mai avete scelto questo tipo di suddivisione?

Iris – L’idea del percorso domestico, oltre che a creare ordine nell’esposizione dei vari argomenti, getta le basi per una sorta di narrazione parallela al saggio. Come si diceva prima, la dimensione del gioco e del racconto può essere uno strumento molto potente per veicolare un messaggio.

Silvia – Per condurre il lettore proprio nel luogo dove solitamente compie determinate azioni. Questo facilita sia un processo di immedesimazione sia di memorizzazione delle pratiche suggerite. 

Qual è il vostro sentimento rispetto al futuro del pianeta? L’indifferenza delle grandi aziende o l’atteggiamento green più virato al marketing che alla realtà dei fatti cosa vi fa pensare?

Iris – Da questo punto di vista cominciano a nascere sempre più eccellenze progettuali e produttive, ma sono ancora troppo poche. Il mondo della produzione di massa, per definizione, non è assolutamente ecosostenibile, eppure viviamo delle esistenze in simbiosi con le sue regole. Basta indagare veramente poco per scovare pratiche di green washing che si mostrano subito per quello che sono agli occhi di un utente mediamente informato, oppure per scoprire che il prodotto finito risulta sì ecologico, ma la sua produzione o il suo smaltimento non lo sono altrettanto. Ritengo che oggi la maggioranza delle persone sia veramente sempre più informata e attenta, ma non è ancora abbastanza. Uscire dai vecchi meccanismi è difficile e ci sono molte cose che vanno completamente sovvertite sia nel macro che nel micro: il singolo può fare molto, ma se non partono iniziative vere da stati e industrie sarà dura, molto dura.

Silvia – Per natura e ruolo che ricopro nella società (madre, autrice e comunicatrice) non posso che essere fiduciosa, ma allo stesso tempo attenta. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, dobbiamo sviluppare un forte senso critico nei confronti dei nostri acquisti e promuovere un nuovo potere individuale che ciascuno di noi ha. Le aziende devono ancora fare grandi cambiamenti, molte mirano al NETzero, ossia emissioni zero, che va bene, ma il vero cambiamento deve avvenire in tutti gli anelli della supply chain, un cambiamento sistemico sulla base valoriale che è fondamentale per il futuro. Come consumatori dobbiamo chiedere qualcosa di diverso, non accontentarci. 

Il libro è strutturato con una alternanza di grandi quantità di testo e poche immagini ricche di dettagli. È nato con questa impostazione o nelle fasi iniziali di progettazione avevate immaginato un’altra struttura?

Iris – Bene o male l’idea è stata questa fin dall’inizio. Il testo è molto strutturato e crea un percorso agevole da seguire, mentre l’illustrazione ricca di dettagli invita un po’ a prendersi una pausa dal flusso di informazioni, a ritagliarsi un po’ di tempo per riconoscere quegli stessi dettagli nella propria quotidianità..

Silvia – Grosso modo sì. Le grandi immagini dettagliate dovevano mettere in evidenza le buone pratiche restituendo a colpo d’occhio una visione d’insieme e uno spaccato familiare divertente nel quale riconoscersi.  

Per Silvia – La mole di ricerca fatta sui vari argomenti immagino sia stata densa. È stato complesso trovare materiale utile per approfondire?

Silvia –  La quantità di materiale utile, tra libri e documenti reperibili sul web, è tantissima. La cosa più complessa è stata cercare di dare una panoramica complessiva senza tralasciare gli argomenti più importanti e soprattutto fare fact-checking, oltre a sperimentare in prima persona tutte le pratiche che non conoscevo o le autoproduzioni. Ovviamente per andare a fondo di certi meccanismi, per esempio il mondo delle certificazioni del biologico, mi sono avvalsa dell’aiuto di esperti del settore. 

Per Iris – Per trovare lo stile adatto a questo libro, come hai cercato ispirazione? 

Iris – A casa mia! Vivo in un ambiente colorato e un po’ caotico, ma accogliente. Ho cercato di prendere ispirazione dalla mia quotidianità rendendola poi il più “universale” possibile. Come ho già accennato nelle risposte precedenti, esistono infinite variabili ambientali e moltissime tipologie familiari. Bisognava trovare un punto d’incontro: c’è chi ha il giardino, chi un terrazzo, chi è ancora meno fortunato, ma volevo passasse il messaggio che non occorre avere sempre tanto spazio per poter adottare un comportamento più sostenibile, non occorre avere un orto gigante per coltivare un cespo di insalata e due pomodori a chilometro zero e se non si ha tempo per farlo, si può sempre andare a fare la spesa prendendo scelte a minor impatto. Non sempre si può fare la scelta migliore, ma si può (quasi) sempre scegliere, questo è importante.