Angelology è una vera e propria enciclopedia illustrata degli angeli, creature di puro spirito che ci proteggono e custodiscono, messaggeri del divino sulla terra, gloriosi soldati nell’epica guerra tra bene e male: Suddivisi secondo le categorie proposte dalle principali tradizioni religiose e spirituali, per ciascuno di essi sono indicati nome, poteri e virtù, insieme a una raffigurazione pop e coloratissima, degna dei supereroi dei fumetti. Completano il volume alcune infografiche di approfondimento sui grandi temi e le grandi domande celesti con cui tutti, prima o poi, si confrontano.  

ll libro è in libreria da novembre in Italia e in Francia ed è edito da Vivida Books, il nuovo marchio editoriale che nasce dall’esperienza internazionale di White Star. Vivida è un progetto che vuole offrire risposte alle grandi domande di ognuno di noi sui misteri della vita e dell’esistenza, offrendo sapienza veicolata attraverso un approccio di qualità, competente e originale. 

In occasione della pubblicazione di Angelology, abbiamo posto alcune domande all’autrice Angemì Rabiolo e all’illustratrice Iris Biasio su questo progetto particolare che unisce spiritualità, religione e arte. 

Link allo shop di Vivida: https://www.vividabooks.it/product-page/angelology-enciclopedia-illustrata-dei-supereroi-celesti

Si può dire che un tempo c’erano gli angeli, oggi i supereroi. Abbiamo spesso bisogno di credere che c’è qualcuno che abbia dei super poteri. Che tipo di rapporto hai con  questo argomento? Ti eri già confrontata con questo tema? 

I.B. Penso sia un tema abbastanza delicato, infatti nella domanda si ricorre (giustamente)  all’espressione “avere bisogno di” e questo apre una serie di sviluppi. La nostra finitezza e  mortalità, ci mette perennemente di fronte al non senso delle cose, al vuoto. Prendere coscienza  di questo può essere traumatico. Creare una narrazione di questo tipo, dove in qualche modo si  tirano in ballo dei “superpoteri” o delle figure che vanno oltre l’umano, può servirci da appoggio  per non crollare di fronte a una rivelazione del genere, ma anche a deresponsabilizzarsi di fronte  alla meraviglia del (possibile) non senso del mondo. Delegare per sentirsi protetti, questo non  deve assolutamente accadere. D’altra parte, tutto questo può essere per noi una preziosa fonte  da cui la nostra creatività può attingere per muoversi con piacere nel mondo. Ecco la duplicità  dell’”avere bisogno”, dipende da come si decide di usarlo.  

A.R. Ci vuole tanto coraggio ad ammettere di non riuscire a fare tutto, prima ero convinta che la mia vita fosse solo nelle mie mani e che i risultati che avrei ottenuto dipendessero solo da me. E non è così, sono parte di un flusso vitale che tutto attraversa e sconvolge. Accettare l’incertezza o la mia finitezza, il fatto di non avere alcun superpotere, insieme alla fiducia nella vita che questa affermazione comporta, è stato difficile. Sono una persona che si interroga e come tutti ho desiderato in alcuni momenti un intervento esterno e risolutivo ma nella vita non credo ci siano sconti, un po’ si procede grazie alla volontà, un po’ grazie al caso. Ed è importante capire che non tutto dipende da sé, che si creda o meno al soprannaturale. 

 

Come è strutturato il libro? C’è un preciso metodo di lettura?  

A.R. Ho immaginato il libro come un’introduzione all’argomento, per cui nella prima parte sono stati affrontati temi generali sulla natura degli angeli, il loro sesso, di cosa sono fatti, a cosa servono e come sono classificati secondo il sistema dei cori. Nella seconda parte vengono presentati 11 arcangeli, i 9 che presiedono i cori più l’arcangelo della Terra e Uriel, l’arcangelo dimenticato. Infine la terza parte presenta le schede degli angeli, con la classificazione secondo le religioni ebraica, cattolica e islamica e l’elenco dei poteri di ciascun angelo. Il cuore del libro è senz’altro la parte centrale sugli arcangeli, che può essere letta sia secondo l’ordine proposto, ossia dal primo coro fino all’ultimo, sia al contrario, proponendo un cammino spirituale che si snoda attraverso gli interrogativi e le risposte alle domande esistenziali di ogni essere umano. Perché la religione, tutte le religioni, sono profondamente connesse alle esigenze dello spirito umano, ogni uomo si è chiesto perché soffre, cos’è l’amore o la felicità, le religioni nei millenni non hanno fatto altro che provare a fornire una risposta convogliando e facendo propri elementi di filosofia, teologia, storia e cultura.

 

A quali fonti hai fatto riferimento? 

A.R. Il lavoro di reperimento, valutazione e confronto delle fonti costituisce lo scheletro del libro. Ho passato lunghe giornate e notti a leggere la Bibbia, con le sue diverse edizioni e traduzioni, il Corano e alcune opere apocrife come il Libro di Enoch, il Testamento di Salomone, il Vangelo di Bartolomeo e il Libro dei Segreti di Enoch. Gli angeli vengono descritti soprattutto nel Vecchio Testamento, che affonda le sue radici e prende a piene mani da diverse e antichissime culture.Gli angeli originariamente erano incarnazioni dei fenomeni naturali, poi sono diventati emanazione del divino, che esprimono attraverso le virtù che possiedono, non a caso il nome degli angeli si traduce spesso con la locuzione “Dio che aiuta” o “Dio misericordioso”. Nel Nuovo Testamento è posta meno importanza sugli angeli, tanto che la dottrina cattolica oggi riconosce solo 3 arcangeli, a simboleggiare un rapporto più diretto e spirituale con la divinità, che non resta confinata nell’alto dei cieli ma che invece si fa carne e uomo tra gli uomini. 

 

Ti sei ispirata a qualcuno in particolare per i disegni?  

I.B. Quando mi è stato richiesto di rappresentare tutti questi angeli/supereroi in chiave pop, il  collegamento con Roy Lichtenstein è stato immediato. 

Nei suoi lavori, Lichtenstein ha sintetizzato e tradotto le caratteristiche visive del fumetto popolare  americano, la casa dei supereroi: linee cinetiche, contorni decisi, uso dei colori primari in  campiture piatte e l’impiego dei i retini. E pensare che sono opere che hanno più di quarant’anni!  Nonostante tutto, nel nostro immaginario hanno ancora uno spazio di prim’ordine. 

Che tipo di difficoltà hai incontrato? 

I.B. Spesso le descrizioni erano insufficienti o troppo complesse. Come li raffiguri esseri di pura luce  con migliaia di ali? Come puoi rimanere fedele all’esigenza di materializzare l’immateriale con un  registro codificato e limitato al fine di mantenere una certa coerenza nel risultato finale? La  risposta è che si scende a compromessi, come sempre quando si fa questo lavoro, inventando o  aggiungendo qualcosa all’iconografia già presente senza stravolgerla.  

A.R. La difficoltà maggiore è stata confrontare le fonti, le traduzioni, stabilire un rapporto gerarchico e tradurre il tutto in modo comprensibile al lettore. Già nella scelta dei nomi si sono presentate le prime difficoltà: quale dicitura preferire? In alcuni casi, i nomi degli angeli infatti cambiano di traduzione in traduzione. Il lavoro di confronto ha portato a galla diverse contraddizioni, giustificate dal fatto che il Vecchio Testamento raccoglie tradizioni precedenti, che si perdono nella notte dei tempi. Spesso ci sono delle cesure, un libro o una versione hanno avuto più fortuna o un concilio ha decretato l’ufficialità di una fonte a discapito di un’altra. Insomma, l’inquadramento storico di un’espressione, come quella religiosa, che dipende da esigenze spirituali non è mai una cosa semplice, figurarsi se si cerca di analizzare questo fenomeno in un arco di tempo lungo millenni.

 

È stato complesso definire uno stile preciso per il volume? 

I.B. Non particolarmente e per questo è stato prezioso lavorare in team. Le sinergie di molti  accelerano il processo creativo e vigilano sulla coerenza nell’insieme, portando al tempo stesso  molti stimoli. 

A.R. Non è stato facile trovare uno stile giusto, che potesse comprendere il racconto di un fatto biblico, il suo risvolto filosofico e quello culturale. La lettura doveva risultare piacevole e fluida ma i riferimenti dovevano essere puntuali e sostanziati. È stato un lavoro da funamboli per riuscire a raccontare una dimensione privata dell’essere umano attraverso le diverse espressioni culturali e storiche. Il tutto rispettando le diverse sensibilità e senza sposare alcuna tesi.

 

Lavorare a questo libro ha in qualche modo innescato ulteriori ricerche nell’ambito  anche di carattere personale (di natura teologica/iconologica/inconografica/ecc)? 

I.B. Trovare gli incastri e le origini dei motivi iconografici mi ha sempre affascinata, mi spinge a  ricostruire un contesto dal punto di vista culturale e a rintracciare le narrazioni che si nascondono  dietro a ogni simbolo. Direi che con questo lavoro ho avuto modo di soddisfare pienamente  questo aspetto! 

A.R. Scrivere questo libro mi ha permesso di riflettere a lungo sul mio rapporto con la religione, lo studio che ho condotto mi ha dato modo di riflettere sulla natura dualista della nostra cultura (la totale e continua contrapposizione tra Bene e Male, tra Dio e Satana) e su quanto filosofia, storia, antropologia e religione siano di fatto contigue. Ho iniziato a vedere i ponti e le connessioni tra campi di sapere e concetti che normalmente vengono spezzettati fino a denaturarli del loro significato. In fondo mi sono sentita molto umana, tutto ciò che ho pensato e provato non è esclusivamente mio, sono gli stessi pensieri e lo stesso sentire di migliaia di altri uomini. A livello pratico, ho trovato nei libri di Teilhard de Chardin la trasposizione in chiaro di molti miei pensieri, che pensavo essere unici. Oggi continuo a riflettere sulla vera lezione che mi ha lasciato questo libro: riuscire a vedere l’unità dentro la differenza superando la contraddizione degli opposti.