Abbiamo intervistato Cristina Portolano, artista dinamica e impegnata, illustratrice e fumettista napoletana classe ‘86. Non aspettatevi risposte preconfezionate ma uno scorcio onesto di un’artista sincera e appassionata dallo sguardo unico, a volte tagliente e a volte romantico, sempre spontaneo e profondo. 

Cristina vive a Bologna dal 2005, anno in cui ha iniziato a frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove si laurea in Linguaggi del fumetto.  Nel 2016 debutta con il fumetto Quasi Signorina (Topipittori, Aprile 2016) con cui vince il premio 3×3 e pubblica sul numero 13 di “3×3, The Magazine of Contemporary Illustration” (New York). Nel 2017 pubblica  il suo secondo libro a fumetti Non so chi sei edito da Rizzoli Lizard, volume tradotto anche in spagnolo nel 2018 per la casa editrice Ponent Mon. Nello stesso anno pubblica per Canicola edizioni il suo terzo volume a fumetti dal titolo Io sono Mare, inserito nel progetto Dalla parte delle bambine. Nel 2019 una sua storia – Mea Vulva – è pubblicata nella raccolta di fumetti femministi Post Pink edita da Feltrinelli Comics. Sempre nel 2019 pubblica la biografia a fumetti Francis Bacon. La violenza di una rosa edito da Centauria.

È fresco di pubblicazione, Aprile 2022, il suo ultimo libro – Tettonica – edito da Feltrinelli Comics, scritto e sceneggiato da Sofia Assirelli.

Ha pubblicato, inoltre, disegni e illustrazioni sui due volumi di Storie della buonanotte per bambine ribelli (Good Night Stories for Rebel Girls) edito in Italia da Mondadori e tradotto in tutto il mondo. Altre sue illustrazioni e fumetti sono state pubblicati su “Artribune”, “Linus”, EdizioniEL, “Internazionale”, “Il Sole 24 ORE”, “La Lettura del Corriere della Sera”, “Lo straniero”, “Illustratore Italiano”, “Hamelin”, “Soccer Illustrated”, “Illywords”, “Napoli Monitor” e vari collettivi di autoproduzione (Ernest virgola, Delebile, Teiera, Squame).

Oltre a disegnare e raccontare storie, Cristina insegna educazione artistica nei licei artistici e Progettazione grafica dell’immagine e illustrazione allo IAAD di Bologna.

È molto attiva sui social (FB https://www.facebook.com/cristinaportol, IG https://www.instagram.com/cristinaportolano/?hl=it e Youtube https://www.youtube.com/channel/UCYdTw3pyl96G5tP8nmiEZqg), ha un suo sito costantemente aggiornato (https://www.cristinaportolano.com/) e ha una newsletter tutta sua dal titolo Newsportolina a cui ci si può iscrivere qui > https://www.cristinaportolano.com/newsletterina/

Abbiamo posto alcune domande a Cristina Portolano per conoscerla meglio, ne sono scaturiti spunti di riflessione interessanti e uno scorcio della realtà editoriale spesso sconosciuto ai lettori.

Come ti sei avvicinata al fumetto? Che percorso formativo hai fatto?

Mi sono avvicinata al fumetto leggendo “Minni & company” al posto di Topolino fin da piccolissima. Poi quando avevo 8/9 anni arrivò in Italia il manga di Sailor Moon (e anche l’anime trasmesso in tv) e da allora è stata tutta una scoperta e un riprodurre i disegni e le immagini che mi emozionavano. 

Disegnavo fin da piccola e dopo le medie i miei senza nessun dubbio mi hanno iscritta al liceo artistico di Napoli, che ho frequentato parallelamente alla scuola italiana di Comix, dove ho studiato le basi del disegno per il fumetto e dove ho iniziato a fare fumetti copiando quelli bonelliani come Dylan Dog. Nel mio cuore però c’erano altri tipi di fumetti: oltre i manga mi piacevano le prime graphic novel ambientate a Bologna e pubblicate su Mondo Naif. Bologna mi sembrava una città interessante e quindi quando ho potuto, nel 2005, mi ci sono trasferita per frequentare il corso di fumetto e illustrazione all’Accademia di Belle Arti.

Quali sono i tuoi maestri/e?

Il mio maestro principale è Davide Toffolo, l’ho scoperto a 12 anni. Da allora fumetto underground e musica rock mi hanno accompagnata durante tutta l’adolescenza. Poi si è aggiunta Marjane Satrapi. Dopo aver letto il suo Persepolis ho pensato: “Ecco il tipo di fumetti che voglio fare”. C’è da dire che a fine anni ’90/inizio 2000 conoscevo ancora pochi autori e autrici ma per me i fondamentali sono stati: Satrapi, Phoebe Gloeckner, Vanna Vinci, Miguel Angel Martin, Le Clamp, Ai Yazawa, Masakazu Katsura, Kentaro Miura.

Qual è stata la tua ultima pubblicazione?

Si chiama Tettonica (Feltrinelli Comics) e sì, il titolo suggerisce proprio un doppio significato. La protagonista infatti prega la madonna affinché le crescano le tette ma appena inizia ad avere dei “desideri” e queste tette vengono accarezzate succede un terremoto di cui lei si convince essere la causa. La storia e la sceneggiatura sono di Sofia Assirelli, un’artista che sento molto affine per la scelta delle tematiche e per come tratta le storie. Questo è il primo libro che disegno soltanto e che faccio in collaborazione con qualcuno, sono molto contenta del risultato!

Cosa consigli ai neofiti o a chi si approccia al fumetto da poco?

Consiglio sempre, anche ai miei studenti e studentesse, di essere curiosi. Di andare a cercare, scavare, di non accontentarsi di ciò che arriva loro superficialmente ma bisogna andare sempre in profondità alle cose per trovarne il valore, il valore intrinseco delle opere ma anche il valore aggiunto per sé stessi. Per diventare professionisti bisogna misurarsi con i propri limiti e superarli.

Pensi che i dispositivi digitali possano assorbire il fumetto mettendo da parte la carta?

La carta non sarà mai messa da parte. I dispositivi digitali non hanno mai davvero sostituito qualcosa ma possono essere un veicolo per avvicinare e appunto cercare di andare in profondità di alcune cose. Certo, fare un fumetto che viene fruito a schermo è molto diverso da uno pensato per la fruizione su carta. 

Com’è il mercato dell’editoria nel tuo mondo ideale?

Aahaha, premesso che non esiste un mondo ideale ma se proprio devo fantasticare vorrei un mondo nel quale non esistono scuole che speculano sulle velleità artistiche delle persone, per sfornare poi costantemente autori e autrici che non vengono assorbiti realmente dal mercato e che quindi si riducono a gravitare attorno al settore intasando spazi e sprecando energie. Dall’altra parte, vorrei anche una società vorace e curiosa, che usa i prodotti editoriali per intrattenersi e che consuma con parsimonia serie tv, videogiochi, reels e video su Tik Tok e YouTube. Immagino un mondo in cui i costi e i prezzi delle materie, dei servizi di stampa e distribuzione sono tutti calmierati, di conseguenza le case editrici potranno scegliere veramente di investire su pochi autori e autrici molto bravi, riuscendo a pagarli di più e rientrando tranquillamente dell’investimento. I libri dei politici e dei personaggi dello spettacolo non serviranno più perché si comprenderà che hanno già molto spazio su altri media. Si produrranno altre serie o film tratti da storie a fumetti più di nicchia e ogni fumettista avrà un suo pubblico e una sua ragione di esistere. 

Nel mio mondo ideale i fumettisti e le fumettiste+illustratori e illustratrici usano bene i social, non raccolgono provocazioni inutili e si sostengono tutti a vicenda senza invidie e senza pensare che il successo di uno lo tolga a qualcun altro.