Alice Milani è una fumettista italiana. Ha studiato pittura, incisione e tecniche di stampa all’accademia di belle arti di Torino e a all’ENSAV La Cambre di Bruxelles. Nel 2009 ha iniziato a fare fumetto con il collettivo La Trama. Per BeccoGiallo ha pubblicato come autrice unica Wisława Szymborska, tradotto anche in polacco, Si dà il caso che io sia qui (2015) e Marie Curie (2017) tradotto poi in francese, inglese, spagnolo e coreano. Ha partecipato al progetto ERCcomics, finanziato dallo European Research Council, creando un webcomic su una ricerca in corso sulla medicina ayurvedica.

Nel 2016 ha ricevuto il premio Missaglia del Treviso Comic Book Festival.

Ha scritto Tumulto (Eris, 2016) realizzato a quattro mani con Silvia Rocchi, e pubblicato storie brevi su Linus, Lo Straniero, Delebile e Graphic News. Il suo ultimo graphic novel è Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani (Feltrinelli Comics, 2019). È direttrice editoriale di Rami, la collana di fumetto di finzione di BeccoGiallo Editore.

Parlaci un po’ di te, da dove vieni e qual è la tua storia?  Come ti sei avvicinata al fumetto? Che percorso formativo hai fatto?

Mi chiamo Alice Milani, nata e cresciuta a Pisa, sono fumettista. Ho studiato al Liceo Artistico di Lucca, all’Accademia di Belle Arti di Torino, all’ENSAV La Cambre di Bruxelles. Ho vissuto in Belgio per 4 anni, ma poi sono tornata a Pisa. Ho iniziato il mio percorso di studi concentrandomi sulla pittura e sull’incisione, ma poi avevo difficoltà ad inserirmi nel mercato dell’arte e nel mondo delle gallerie. Parallelamente ero sempre stata una grande lettrice di fumetti, e facevo autoproduzioni con il collettivo La Trama. A un certo punto ho smesso di provare a inserirmi nel settore dell’arte contemporanea ed ho cominciato a fare fumetti biografici per BeccoGiallo ed effettivamente da allora è andata decisamente meglio. Non ho più smesso di fare fumetti. 

Quali sono i tuoi maestri/e?

I fumettisti che più mi hanno influenzata di più in gioventù sono stati Daniel Clowes, Chris Ware (anche se non si direbbe guardando i miei disegni). Poi ci sono stati Mattotti e Manuele Fior.

Tra le tue pubblicazioni sono presenti diversi omaggi a nomi eminenti come Marie Curie, Wisława Szymborska e anche Don Milani. Come ti sei approcciata al mondo della biografia? Hai uno schema o un metodo definito?

La prima storia lunga scritta e disegnata da me fu la biografia della poetessa polacca Szymborska. Ne sono seguite altre due, e attualmente sono al lavoro su una quarta. Ho sviluppato un grande amore per questo genere, che mi permette di immedesimarmi nelle vite degli altri, mettendoci tantissimo anche della mia. Mi interessano in particolare i personaggi femminili di varie epoche storiche. Trovo tantissimi parallelismi tra i problemi delle donne dell’Ottocento e quelle di oggi (sig). 

Ti occupi della direzione editoriale di Rami per Becco Giallo. Quanto il tuo lavoro si riflette in questa esperienza e viceversa?

Per Rami il mio lavoro consiste nel cercare, scegliere, seguire fumettisti e fumettiste emergenti nel processo creativo della loro (spesso) prima graphic novel. Questo vuol dire che devo cercare di intravedere il valore della storia prima che sia stata disegnata. Mi piace molto vedere come i progetti prendono forma mano a mano, dalla prima nube di idee e lunghe chiacchierate con gli autori alla storia che prende vita una sequenza dopo l’altra. Credo che sia importante per qualcuno che inizia a fare fumetti avere una persona disponibile per il confronto, che funga da occhio esterno. Spesso quando ci si immerge nella creazione si ha difficoltà a vedere la storia da fuori. Questo è il mio compito, essenzialmente.

Hai una diversa modalità di lavoro a secondo dei progetti che realizzi? Sei disciplinata o lavori d’impulso?

Uso tecniche diverse a seconda della storia che voglio raccontare, sì. Posso passare da tecniche pittoriche molto dense ed elaborate a disegno semplice e campiture di colore piatto. Sono disciplinata, per forza: fare un fumetto di 200 pagine è come correre una maratona, ci si deve organizzare molto bene. Si deve andare avanti pezzetto per pezzetto, tutti i giorni, e tenere il ritmo nell’arco di mesi, o anche anni. Ci sono giorni migliori e giorni pessimi, l’importante è non fermarsi. 

Qual è stata la tua ultima pubblicazione?

L’ultimo fumetto che ho pubblicato è stato Università e Pecore, per Feltrinelli Comics, nel 2019, sulla vita di Don Lorenzo Milani. Ho preso una lunga pausa perché nel 2020 ho avuto una bambina. Adesso ho ripreso a lavorare a pieno ritmo ed ho un fumetto in uscita in Francia nel 2023: è la biografia molto reinterpretata di una matematica russa dell’Ottocento, Sofia Kovalewskaya.  

Cosa consigli a chi vuole diventare fumettista?

Il mio primo consiglio è leggere tanti fumetti. Il secondo: crearsi una routine e buttare giù un’idea per una storia ogni giorno, o ogni settimana. Dopo un mese, o due mesi, o tre mesi, si buttano via le idee peggiori e si tengono le buone. Sembra un esercizio inutile in cui si spreca un sacco di tempo e si butta via molto materiale, ma è un buon modo per prendere il ritmo e mettersi nello stato per fare qualcosa di buono. Non è difficile fare le cose, è difficile mettersi nello stato per farle. 

Pensi che i dispositivi digitali possano assorbire il fumetto mettendo da parte la carta?

Non saprei, vedo che ii fumetti in forma digitale esistono da anni ormai, ma ancora non sembrano avere soppiantato il fumetto in forma di  libro. Io veramente da un paio d’anni già leggo romanzi e saggistica solo in forma digitale, con un ebook reader. Ma continuo a leggere i fumetti stampati su carta. Il giorno in cui fosse sviluppato un ebook reader con buona qualità a colori però, chissà… 

Com’è il mercato dell’editoria nel tuo mondo ideale?

Il mercato dell’editoria idealmente dovrebbe smettere di incentivare gli editori a pubblicare più libri possibile più in fretta possibile. Dovrebbe anche essere meno dipendente dalle grosse reti di distribuzione, che attualmente sono quelle che guadagnano la fetta maggiore del prezzo di copertina (più della metà!). All’editore, agli autori, ai traduttori, vanno percentuali molto più piccole. Se questo rapporto fosse un po’ più riequilibrato gli editori potrebbero investire di più in promozione, pagare meglio gli autori, eccetera. Ma questo è un problema strutturale, non so come potrebbe essere risolto. Di questi tempi è più facile immaginare la fine del mondo che non la fine delle storture del mercato editoriale del fumetto in Italia.