Giuseppe Palumbo è nato a Matera nel 1964, è un archeologo per formazione e ha iniziato la sua esperienza da autore pubblicando sulle pagine di «Frigidaire» il personaggio di Ramarro, il supereroe bizzarro e masochista. Disegnatore e illustratore di respiro internazionale, considerato ormai universalmente un maestro italiano, ha disegnato diversi personaggi simbolo del fumetto popolare. Vive a Bologna e dal 2000 coordina il lavoro dello studio Inventario, Invenzioni per l’editoria; in questa attività ha convogliato il suo lavoro di illustratore per l’editoria scolastica, copertinista e illustratore redazionale.
Nel 1992 entra nello staff di Martin Mystère della Sergio Bonelli Editore e nel 2000 in quello di Diabolik della Astorina; con questo editore, Palumbo stringe la più lunga e prolifica collaborazione della sua carriera di disegnatore.
Per Rizzoli pubblica Tomka, il gitano di Guernica (2007), su testi di Massimo Carlotto e Un sogno turco (2008), su testi di Giancarlo De Cataldo.
La Comma 22 di Bologna dedica a Palumbo una collana di volumi aperta da Diario di un pazzo, adattamento di un racconto di Lu Xun, e seguita da CUT Cataclisma, che raccoglie tutte le storie di Cut prodotte fino al 2006 per la casa editrice giapponese Kodansha; ha pubblicato Eternartemisia e Aleametron, prodotti da Palazzo Strozzi Firenze, e il primo saggio di critica storico letteraria a fumetti, L’elmo e la rivolta. Modernità e surplus mitico di Scipioni e Spartachi, su idea e testi di Luciano Curreri, docente di Lingua e Letteratura italiana presso la ULG – Università di Liegi.
Per Edizioni della Cometa di Roma, nel 2012, ha scritto e disegnato Sei tocchi di lame – Vita, morte e miracoli di Sant’Andrea Avellino.
Per Lavieri pubblica nel 2013 Uno si distrae al bivio – La crudele scalmana di Rocco Scotellaro e ha illustrato Prendere una lepre di Biagio Bagini; nel 2014, con Giulio Giordano ai disegni, pubblica I cruschi di Manzù. Sempre affiancato da Giulio Giordano e Gianfranco Giardina, scrive La visione di Mallet, nel 2018; ma nel 2017, con Pierangelo Di Vittorio e Alessandro Manna del collettivo Action30, aveva pubblicato Bazar elettrico – Bataille, Benjamin, Warburg at work, che inaugura la collana Action30 Graphic Essays. Nella stessa collana, ma autoprodotto, esce nel 2020 Pasolini 1964 – Oltre Matera e il Mediterraneo, su testi di Maurizio Camerini e Alessandro Manna e con la collaborazione di Silvio Cadelo, Valentina Mir, Maria Fonzino e Beppe Chia.
Tra il 2016 e il 2017 esce in Francia, Belgio, Italia e Turchia, la biografia Escobar – El Patròn, su testi di Guido Piccoli, edita da Dargaud.
Nello stesso anno, Comicon Edizioni dà alle stampe Ramarro – Guerre Fredde, volume che riunisce tutte le storie di Ramarro, primo supereroe masochista.
Nel 2017, comincia la collaborazione con Comics & Science/CNR edizioni, realizzando Archimede Infinito 2.0, seguito nel 2019 da Le cose portate dall’acqua su testi di Giovanni Eccher.
Sempre nel 2019 per Coconino Press, scrive e disegna 16 possibili usi di un mausoleo nella collana Fumetti nei musei, promossa dal Mibact, dedicato al Mausoleo di Teodorico a Ravenna.
Nel campo dell’illustrazione è stato copertinista, per circa dieci anni, della collana Gialli Junior della Mondadori, e dal 2003 è il copertinista ufficiale dei romanzi di Stefano Benni per Feltrinelli. Ha collaborato con l’Unità, il Manifesto, il Sole 24 Ore, Slow food Magazine.
Nel 2020 ha illustrato libri per Mondadori Oscar INK (A. Huxley, Mondo Nuovo); Locus Publishing Taiwan (con Grazia Gotti, Federico Fellini – Rimini/Roma Andata e Ritorno, in Italia per Edizioni Primavera); per Eris Edizioni (su testi di Serena Guidobaldi) L’Appetito; per Minerva Edizioni, nella collana Fatterelli Bolognesi, due volumi, su testi di Wu Ming 2 e di Nader Ghazvinizadeh; per Pendragon Bertoldo e Bertoldino di G. C. Croce. Nel 2021 Caramelle dal cielo per Gallucci editore su testi di Marta Palazzesi.

Disegna copertine per vari editori tra cui Einaudi e Minerva. Sue opere sono apparse in francese, giapponese, greco, spagnolo, danese, tamil, bielorusso.

Insegna dal 2011 Illustrazione per l’editoria all’ISIA di Urbino nel biennio Illustrazione, diploma di secondo livello.

Il suo studio Inventario – Invenzioni per l’editoria ha prodotto illustrazioni, storyboard e consulenze per numerose agenzie pubblicitarie, per editori scolastici, per fondazioni ed enti. Dal 2006 è uno dei soci fondatori del collettivo Action30, che indaga sulle nuove forme di razzismo e di fascismo: con esso in particolare ha realizzato un format transmediale di performance live (video, musica e narrazione a fumetti), che è stato rappresentato in numerosi festival italiani e stranieri.

Ha vinto i celebri premi del fumetto “Yellow Kid”, “Bonaventura” e “l’Attilio Micheluzzi” come miglior disegnatore italiano.

Siti utili:
sito personale: www.giuseppepalumbo.com

youtube: http://www.youtube.com/user/action30media

facebook: http://www.facebook.com/groups/298475513298/?ref=ts&fref=ts

instagram: https://www.instagram.com/ramarrotosca/?hl=it

Parlaci un po’ di te, da dove vieni e qual è la tua storia? 

Sono nato a Matera e non starò certo a parlarvi dei Sassi o delle sue meraviglie, visto che ormai è diventata una meta imprescindibile. Per anni ho lavorato per farla conoscere e ora semmai c’è bisogno di silenzio se non addirittura di “ricostruzione” dopo tanta esposizione mediatica. Comunque, sarà stato il mio luogo di nascita, sarà stata la passione culturale e artistica che ha sempre animato la mia famiglia avendo mio padre Franco come motore, ma da subito mi sono appassionato al disegno, all’arte e all’ archeologia, oltre che al fumetto ovviamente. Il livello qualitativo eccezionale che ha caratterizzato il Fumetto Italiano tra anni Settanta e Ottanta, mi ha poi spinto, a studi finiti, a dedicarmi alla Nona Arte, completamente galvanizzato dalla produzione di quel grande momento. 

Come ti sei avvicinato al fumetto? Che percorso formativo hai fatto?

Il Fumetto è stata la lettura principe per tutta la mia generazione; magari c’era chi prediligeva un autore o un personaggio, ma tutti leggevamo almeno un paio di testate a fumetti e poi ce le scambiavamo. È stato quello il mio primo percorso formativo: la intensa e diversificata lettura. Poi è venuto l’associazionismo: prima un gruppo di infuocati materani poi uno barese, al tempo degli studi universitari. E dopo il salto verso le redazioni e le realtà di Roma e Bologna, unite per molti versi dall’esperienza di Frigidaire e del gruppo Valvoline. In questo continuo scambio di feedback, ho allenato mente e mano e mi sono formato come autore, con il confronto. Confronto con miei coetanei, con giovani maestri e sotto lo sguardo di vecchie volpi. Posso definirmi autodidatta, ma non sarei nulla senza anche solo uno di loro.

Quali sono i tuoi maestri/e?

Indubbiamente Magnus è stato e continua a essere un modello, per l’approccio alla narrazione e la precisione della scrittura come del disegno. Ma come dicevo, non posso prescindere dagli stimoli di molti altri maestri e qui l’elenco si farebbe lungo: Moebius e Metal Hurlant, i fondatori di Frigidaire, gli argentini, gli altri grandi italiani come Pratt, Toppi, Battaglia…

Com’è nata la storia di Ramarro, il primo supereroe masochista?

Improvvisa. Massimo Semerano mi telefona e mi chiede: “Cosa mandi a Frigidaire questo mese?” – “Ah, nulla; sto preparando un esame…” – “Eddai, quanto ci starai a fare 4 pagine?”. Chiudo, mi metto al tavolo e in quattro e quattr’otto nasce la prima storia di Ramarro! Di getto! La figura nerboruta e verdastra era già apparsa nella storia che pubblicata il mese prima, la prima storia di Tosca la Mosca, e mi ero ripromesso di lavorarci su. Partendo da lì ho creato tutto il resto. Poi col tempo ho preso consapevolezza di quello che avevo creato e Ramarro ha preso sempre più spessore. Un progetto anarchico nel DNA.

Hai una diversa modalità di lavoro a secondo dei progetti che realizzi? Sei disciplinato o lavori d’impulso?

Dipende, ma come detto sopra è spesso una reazione inconscia a generare tutto. Poi arriva il momento progettuale. Difficilmente parto da uno schema costruito a tavolino.

Ti muovi sapientemente tra il fumetto “colto” e il popolare. Tu quali preferisci leggere e quali disegnare?

Entrambi. Non ho alcuna difficoltà a passare da un registro all’altro, anzi credo che questa possibilità mi aiuti a migliorare le qualità espressive di entrambe le produzioni. Una sostanzia l’altra.

Qual è stata la tua ultima pubblicazione?

Il Grande Diabolik estivo 2022. Dove mi sono fatto affiancare alle chine per non “saltare” la scadenza, dagli ottimi Gianfranco Giardina e Claudio Mastronardi.

Cosa consigli a chi vuole diventare fumettista?

Molta pazienza e caparbietà, dedizione e curiosità intellettuale. È un mestiere piacevole ma anche molto complesso e richiede competenze molto variegate se lo si vuol portare avanti con vera professionalità.

Pensi che i dispositivi digitali possano assorbire il fumetto mettendo da parte la carta?

Sto utilizzando iPad, Procreate e Apple Pencil da molto poco ma ne vedo già tutte le possibilità e tutti i limiti, limiti però che presto saranno superati. Purtroppo credo che la carta stia diventando troppo preziosa per poterne fare un uso massivo e ai livelli di crescita attuali. Prevedo un ridimensionamento nel suo uso.

Com’è il mercato dell’editoria nel tuo mondo ideale?

Un mercato più attento alla complessità del lavoro creativo, considerato sempre più spesso come una componente pari alle altre nello sviluppo di un progetto editoriale, ma che in realtà ne è il cardine.